È in pieno svolgimento l’iter della legge di bilancio in Parlamento: dopo le audizioni nelle commissioni competenti delle parti sociali, a Palazzo Chigi il Governo ha poi incontrato prima i sindacati e poi le organizzazioni di impresa. Nel vivo si entrerà a fine novembre con l’esame del testo alla Camera e il passaggio – blindato – al Senato.
“Bene le misure strutturali in materia di Irpef e di riduzione del cuneo fiscale. Ma, anche in considerazione dell’impatto del fiscal drag sui redditi di medio livello e del forte rallentamento della congiuntura economica, occorre perseguire – con il supporto degli esiti del concordato preventivo biennale e a vantaggio del circuito redditi-fiducia-consumi – la riduzione dal 35% al 33% della seconda aliquota Irpef, nonché l’innalzamento del corrispondente scaglione di reddito da 50mila a 60mila euro”: così Luigi Taranto, segretario generale di Confcommercio-Imprese per l’Italia, in occasione dell’incontro del 13 novembre scorso tra Governo e organizzazioni imprenditoriali sulla manovra di bilancio per il 2025.
“Sul versante dei redditi d’impresa – ha proseguito – è necessario procedere all’attuazione dei principi della delega di riforma del sistema fiscale in materia di Irpef (per imprenditori individuali e soci d’impresa) e Ires premiali per favorire il reinvestimento degli utili in azienda”, mentre per quanto riguarda il sostegno agli investimenti per Confcommercio sono necessari “maggiori stanziamenti per il credito d’imposta per la Zes Unica Sud” e “una specializzazione della misura a supporto delle pmi, riservando invece agli investimenti di grandi dimensioni strumenti incentivanti più coerenti con tali operazioni, come i contratti di sviluppo e i contratti d’area”. In più “occorrono tempestiva operatività e rafforzamento degli stanziamenti a sostegno degli investimenti per l’offerta turistica, anche con obiettivi di destagionalizzazione, digitalizzazione e sostenibilità”.
“Bisogna poi monitorare – ha concluso il segretario generale di Confcommercio – gli impatti della programmazione finanziaria per lo sviluppo infrastrutturale del Paese. Bene il rifinanziamento delle misure a supporto dell’intermodalità e la scelta di non rialzare l’accisa sul gasolio (che resta però la più alta dell’Ue). Preoccupa, però, la riduzione della dotazione finanziaria del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per oltre 800 milioni di euro nel triennio 2025-2027. Inoltre, va riconsiderato il severo ridimensionamento previsto per il fondo automotive: serve, infatti, un adeguato supporto a una filiera già fortemente gravata dagli effetti della difficile transizione energetica”.
Intervenendo in sede di audizione sul disegno di legge di bilancio per il 2025, davanti alle Commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato il 4 novembre scorso Taranto, aveva sottolineato che “la congiuntura economica appare in forte rallentamento. Gli ultimi dati, sebbene ancora provvisori, suggeriscono la presenza di diffusi elementi di fragilità, in particolare nel funzionamento del circuito redditi-fiducia-consumi. La nostra previsione per la chiusura del 2024 è di un PIL in crescita non oltre lo 0,8%, con rischi orientati al ribasso. E l’indebolimento della prospettiva di crescita rende più arduo il raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica fissati per il 2026”.
“Il tratto distintivo della manovra – ha proseguito Taranto – è la scelta di rendere strutturali, a partire dal 1° gennaio 2025, l’accorpamento delle aliquote IRPEF in tre scaglioni e gli effetti delle misure di riduzione del carico fiscale sui lavoratori dipendenti. Resta, però, la necessità di perseguire, anche con il supporto degli esiti del concordato preventivo biennale, la riduzione dal 35% al 33% della seconda aliquota IRPEF, nonché l’innalzamento del corrispondente scaglione di reddito da 50.000 a 60.000 euro. Ciò anche in considerazione dell’impatto del drenaggio fiscale sui redditi di medio livello. Parimenti, è urgente, sul versante dei redditi d’impresa, dare attuazione ai principi della delega di riforma del sistema fiscale in materia di IRPEF (per imprenditori individuali e soci d’impresa) ed IRES premiali per favorire il reinvestimento degli utili in azienda e nuovi investimenti a sostegno dell’innovazione”.
“Bene – ha osservato ancora il Segretario generale di Confcommercio-Imprese per l’Italia – gli interventi in materia di detassazione dei premi di produttività e dei fringe benefits, nonché la conferma della super-deduzione del costo del lavoro per le assunzioni a tempo indeterminato. L’auspicio è che queste misure incentivanti, previste per il triennio 2025-2027, diventino, anch’esse, strutturali. Per il settore turistico ricettivo, della somministrazione di alimenti e bevande e degli stabilimenti termali, bene anche la conferma delle agevolazioni fiscali per il lavoro notturno e gli straordinari festivi. Si auspicano, inoltre, tempestiva operatività e rafforzamento degli stanziamenti a sostegno degli investimenti per l’offerta turistica, anche con obiettivi di destagionalizzazione, digitalizzazione e sostenibilità. Servono, inoltre, strumenti specifici (detrazioni fiscali) per incentivare i consumi culturali”.
“Quanto al rifinanziamento del credito d’imposta per la ZES Unica Sud, si segnala – ha evidenziato Taranto – la necessità di rafforzare lo stanziamento per il 2025, nonché di specializzare l’intervento a supporto degli investimenti delle PMI, riservando, invece, agli investimenti di grandi dimensioni strumenti incentivanti più coerenti con tali operazioni, come i contratti di sviluppo e i contratti d’area”. “Da monitorare – ha concluso il Segretario generale di Confcommercio Imprese per l’Italia – gli impatti della programmazione finanziaria per lo sviluppo infrastrutturale del Paese. Bene il rifinanziamento delle misure a supporto dell’intermodalità e la scelta di non rialzare l’accisa sul gasolio (che resta però la più alta dell’UE). Preoccupa, però, la riduzione della dotazione finanziaria del Ministero delle infrastrutture e dei Trasporti per oltre 800 milioni di euro nel triennio 2025-2027. Colpisce, inoltre, il severo ridimensionamento previsto per il fondo automotive: occorre riconsiderarlo per garantire un adeguato supporto ad una filiera già fortemente gravata dagli effetti della difficile transizione energetica”.